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16 Gen

NON ODIARMI

Vittorio Corsini

Non odiarmi

testo di Gabi Scardi


Inaugurazione: domenica 22 gennaio 2023, dalle 11:30 alle 20:30
dal 22 ottobre al 19 marzo 2023
Orari di apertura dal mercoledì al giovedì 17:00 -19:30
venerdì e sabato 9:30-12:30 / 17:00 -19:30
o su appuntamento


ME Vannucci
Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia
tel. +39 057320066 mob. +39 335 6745185
info@vannucciartecontemporanea.com


Dal 22 gennaio “non odiarmi” mostra personale di Vittorio Corsini
alla Galleria ME Vannucci di Pistoia
La mostra non odiarmi di Vittorio Corsini presenta le ultime opere realizzate dall’artista toscano, tra
le quali una grande installazione che occupa la sala principale della galleria ME Vannucci di
Pistoia. Accompagna la mostra un testo di Gabi Scardi.
Questa l’introduzione dell’artista alla lettura della mostra:


Non odiarmi se apro la porta
Non odiarmi se invado il tuo spazio
Non odiarmi se abbatto i muri
Non odiarmi se ti chiamo per nome
Non odiarmi se mangio la tua zuppa
Non odiarmi se la mia casa è senza fondamento
Non odiarmi se le lacrime sono sul mio viso
Non odiarmi se il letto è sotto la tua finestra
Non odiarmi se la sedia apre una breccia
Non odiarmi se la polenta non è buona
Non odiarmi se la casa è disfatta
Non odiarmi se faccio ancora carezze
Non odiarmi se la finestra è rotta
Non odiarmi se il cielo è rosso
Non odiarmi se ti faccio inciampare
Non odiarmi se la parete è storta
Non odiarmi se l’aria passa dalle fessure
Non odiarmi se le mie braccia sono aperte
Ma puoi odiami, per quattro secondi, crescerò con te


Nella sala principale della galleria la grande scultura in metallo Neither inside nor outside, 2023,
riproduce la pianta di un’abitazione. Sul perimetro alcuni mobili attraversano e rompono
l’accerchiamento delle pareti. Il disegno, che poi è ciò che lega il progetto, è in qualche modo
manomesso, perché vivere, incontrare, muoversi nello spazio significa, per l’artista, cambiare in
continuazione il progetto, significa abbracciare la mobilità, lasciare le certezze della stabilità,
avventurarsi nell’abbraccio.
Una riflessione, come sempre quella di Corsini, sull’intensità e la potenza delle relazioni umane,
sul valore degli scambi e degli incontri fra le persone e ogni casa è il frutto, l’oggettivazione di
questi incontri, questi cambiamenti.
Il progetto di una casa nasce da un sogno, un’idea di vita che vorremmo condurre, da una
definizione degli spazi a cui attribuiamo un valore di proiezione e di costruzione del nostro nome.
Il tempo, le azioni della vita, le difficoltà o gli amori inevitabilmente cambiano i nostri sogni, le
nostre prospettive, cambiano il nostro modo di vivere, e quella pianta subisce variazioni, non tanto
nei muri che restano immobili, ma nella percezione di questi spazi che cambiano faccia, cambiano
disposizione.
Nel percorso della mostra altre piante di altri edifici come Art Hotel, realizzata in stoffa e poggiata
su dei basamenti in legno o Vannucci’s gallery, una stampa su carta con inserti di stoffa. Anche qui
i diversi materiali con cui i perimetri sono realizzati creano delle aperture, rendono i confini
permeabili.
For lunch è invece una scultura composta da due pentole in cristallo poste una accanto all’altra,
sul bordo di ognuna di esse è collocata, in modo apparentemente casuale una piccola stampa in
PVC, in realtà un QR Code il cui disegno grafico è realizzato appositamente per l’opera.
Inquadrando i due codici veniamo collegati alle ricette di due pietanze fondamentali alla
sopravvivenza di due popoli: una zuppa eritrea e la polenta italiana.
Parla di cibo e di relazioni anche l’opera Babette’s feast, un riferimento al racconto di Karen Blixen,
Il pranzo di Babette, in cui il cibo inteso anche come opera d’arte diventa punto di incontro,
relazione e superamento di contrapposizioni. Corsini realizza una cassa in acciaio specchiante
riprendendo le forme delle comuni cassette della frutta, quasi a voler realizzare un contenitore
dove poter raccogliere ciò che fa parte della storia personale, un piccolo trasloco con gli oggetti
che fanno parte del proprio vissuto, parole che prendono corpo.
All’interno una serie di sculture in cristallo: pentole e stoviglie, ma anche la copertina del libro con
impresso il titolo Babette’s feast.
Conclude il percorso della mostra l’opera Hate me, composta da otto neon rossi attaccati alla
parete. Durante la giornata l’installazione ogni tanto si spegne, lasciando intravedere la scritta in
vernice fotosensibile “Hate me”, che però dura solo quattro secondi, poi scompare.
Vittorio Corsini è nato nel 1956 a Cecina (Livorno), vive e lavora tra la Toscana e Milano.
È docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano.
La ricerca di Vittorio Corsini da sempre si concentra sul tema dell’abitare come archetipo mentale
e come luogo in cui l’individuo si definisce e si realizza. Mediante sculture e installazioni, realizza
una sorta di inventario visivo degli elementi dell’abitare domestico, assurgendo la casa a un’icona
costante del suo lavoro.
Corsini fa della interazione con gli utenti uno dei punti cardini della sua poetica. Pone grande
attenzione quindi all’arte pubblica di cui si cita il progetto che da molti anni conduce per la città di
Peccioli. La sua poetica lo porta indistintamente ad utilizzare diversi medium: dal disegno alla
scultura, dal vetro alla luce fino alle indagini sui social medium come per esempio nel progetto
“lightmood”.

08 Apr

VOCI

VITTORIO CORSINI

con

LAURA BOSIO, MAURO COVACICH, MAURIZIO DE GIOVANNI, ROMANO DE MARCO, FERRUCCIO PARAZZOLI, LAURA PUGNO

A project of the municipality of Peccioli

in collaboration with the Peccioliper Foundation

info@fondarte.peccioli.net

www.fondarte.peccioli.net

Opening: Saturday April 21, 2018,

P.zza del Popolo, Peccioli  from 11.30 to 17.30 hrs.

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

Sabato 21 aprile inaugura a Peccioli VOCI un progetto del Comune di Peccioli in collaborazione con la Fondazione Peccioliper. I racconti inediti di sei tra i più noti scrittori italiani contemporanei – Laura Bosio, Mauro Covacich, Maurizio de Giovanni, Romano De Marco, Ferruccio Parazzoli, Laura Pugno – e la pratica artistica di Vittorio Corsini danno voce e forma a sei nuove installazioni permanenti che, a partire dalla cittadina di Peccioli, si snodano tra i borghi circostanti creando percorsi inattesi.

 

Incastonato in un paesaggio collinare dal sapore antico, Peccioli unisce il fascino della Toscana medioevale all’idea di un vero e proprio museo diffuso. Da circa un trentennio l’Amministrazione Comunale porta avanti un progetto che interseca l’arte contemporanea con il territorio e la sua identità. Grazie ad una serie di interventi ad hoc di artisti contemporanei (tra questi Nagasawa, Dubosarsky-Vinogradov, Garutti e lo stesso Corsini), si è costituito nel tempo una sorta di museo a cielo aperto che ha stabilito nuove relazioni con il paesaggio circostante arricchendolo di elementi che si intrecciano con la storia e le tradizioni locali.

 

VOCI nasce dalla volontà di creare all’interno del territorio del Comune di Peccioli un percorso artistico-letterario che accompagni alla scoperta di luoghi nuovi e inesplorati. Le voci narranti sono quelle di alcuni tra i maggiori autori contemporanei. A ciascuno di loro è stato chiesto di costituire un tassello di questo percorso, scrivendo un racconto a partire dalle suggestioni nate dall’incontro con alcuni edifici religiosi del territorio, per lo più costruiti in prossimità di piccoli borghi, ognuno con una propria storia e identità. Trasposte in forma audio dagli stessi autori, queste storie tornano al luogo che le ha generate e trovano modalità di ascolto attraverso sei nuove opere concepite appositamente da Vittorio Corsini e installate all’interno del Campanile della Chiesa di San Verano, della Chiesa della Madonna del Carmine e della Chiesa delle Serre a Peccioli, nella Chiesa di San Giorgio a Cedri, nella Cappella dei Santi Rocco e Sebastiano a Fabbrica, nell’Oratorio della Santissima Annunziata a Ghizzano.

 

La ricerca di Vittorio Corsini si estende attraverso tre decenni di intensa attività nel campo della scultura e dell’installazione; fin dagli inizi si concentra sul concetto e sui modi dell’abitare, sulle dinamiche che interessano la vita negli spazi domestici e negli spazi pubblici e sullo spazio fisico come metafora di incontro tra l’individuo e la collettività. Essenziale nelle forme, il lavoro di Corsini si fa tramite di un contenuto emozionale e genera le condizioni per una diversa esperienza del quotidiano. Nel corso degli anni numerosi interventi di arte pubblica nello spazio urbano hanno visto l’artista a lavoro in centri abitati con la realizzazione e la progettazione di cortili, fontane, giardini pensati come generatori di incontri e sorti come effetto di pratiche ordinarie o abitudini consumate dagli abitanti locali. “Abbiamo bisogno di attivare nuovi territori, afferma Corsini, l’artista è come un esploratore che rende visibili quei nuovi territori, che oggi sono fatti non tanto di materiali, tecniche, linguaggi, quanto piuttosto di modi, rapporti, energie (…) La scultura pubblica per me è qualcosa che attiva uno spazio; è importante che l’opera funzioni, che si possa attraversare, che sappia dialogare che possa assumere una dimensione umana e sociale, di scambio e di relazione”.

 

Riprodotta su un tappeto di segatura colorata piuttosto che proiettata come fascio di luce sulle pareti di una stanza, la parola da sempre è uno degli elementi fondanti della ricerca di Vittorio Corsini. Nel 2007 collabora per la prima volta con uno scrittore per “Chi mi parla”, un lampione con seduta che racconta le storie degli abitanti del luogo. Nel 2011, avvalendosi nuovamente dell’ausilio di due scrittori realizza per il MACRO di Roma “Xenia”, un luogo di sosta ritagliato sulla terrazza del museo, dove le vibrazioni di una staccionata trasformano i racconti in suono.

 

Definiscono uno spazio, creano relazioni, predispongono all’ascolto e, come nell’installazione romana, danno materialmente voce alle narrazioni dei sei autori le opere che Corsini concepisce per VOCI.

 

 

LE OPERE

 

E non per vendetta è il titolo dello scritto di Laura Bosio. Narratrice dell’anima, in questo racconto come nei suoi libri sceglie una donna come protagonista della storia. Liuba è una ragazza ucraina che fugge dalle violenze della guerra. Approda a Peccioli e grazie all’aiuto del parroco della Chiesa del Carmine dà inizio a una nuova vita. Corsini coglie del racconto della Bosio la dimensione corale e predispone all’ingresso della chiesa due sedute a semicerchio che si fronteggiano. L’elemento posto al centro diffonde la voce narrante dell’autrice.

 

La scrittura di Mauro Covacich dialoga in modo intenso con l’arte come testimonia la pentalogia che realizza tra il 2003 e il 2011. “Il sagrato è protetto da due lecci. Sul tronco di entrambi un’antica ferita. Due alberi gemelli castigati dallo stesso fulmine, sopravvissuti allo stesso incendio, in cima a questa altura che sembra una nuvola sospesa sulla campagna, e invece è terra, invece è Toscana”. Così Covacich inizia il suo racconto, accompagnandoci all’interno della Chiesa delle Serre di Peccioli. Credo è un monologo interiore, una preghiera laica lucida, spietata, a tratti disperata che tuttavia non abbandona la speranza. Corsini restituisce visivamente il rigore della scrittura di Covacich collocando all’interno della chiesa delle panche di pietra. A “parlare” dall’alto di un ponteggio di ipotetici lavori in corso, un asse in legno che vibra.

 

Maurizio de Giovanni è autore di una fortunata serie di romanzi che ha come protagonista il commissario Ricciardi e di un’altra saga altrettanto celebre, I bastardi di Pizzofalcone, un filone del police procedural ambientato a Napoli. Per questo progetto firma Il segno della Madonna. La storia, ambientata all’interno della Chiesa di San Giorgio a Cedri, racconta un’improbabile conversazione tra due anziani personaggi, Giuseppe e Guido, in merito alla “scomparsa” di un prezioso dipinto: la Madonna dell’Umiltà di Beato Angelico. “Sono molto diversi fra loro, i due anziani. Uno se ne sta dritto, composto, i capelli grigi tirati all’indietro e gli occhiali di corno, le mani in grembo. L’altro è un po’ curvo, la chioma candida disordinata sulla nuca e sulle spalle, una specie di mantello scuro addosso. Le mani gli tremano un po’ (…)”. L’installazione di Corsini è un invito a riflettere sul paradosso diacronico messo in scena dallo scrittore.

 

Si intitola L’ora della verità il racconto di Romano De Marco, uno dei più apprezzati scrittori italiani di genere poliziesco, noir e, più di recente, thriller. Il giallo si consuma durante la visita di un famoso quanto attempato scrittore, il professor D’Eramo, ad uno dei monumenti simbolo di Peccioli, il Campanile della Chiesa di San Verano. “È la storia di una ragazza che si suicidò, gettandosi proprio da una di queste aperture.” D’Eramo lo guardò, finalmente incuriosito. “Aveva vent’anni, ed era di qui, di Peccioli. Sin da bambina sognava di diventare una scrittrice di romanzi (…)”. Corsini fa correre la voce di De Marco lungo il corrimano delle scale che danno accesso alla torre. Il suono ci conduce idealmente fino alla sommità del Campanile; lì De Marco svela il finale della sua storia.

 

Ferruccio Parazzoli è uno dei più significativi scrittori contemporanei, i suoi romanzi si caratterizzano per una costante attenzione ai problemi etici e per il capovolgimento del fantastico e del metafisico nell’umile quotidiano. Per predisporre le persone all’ascolto della narrazione di Parazzoli, Prima della notte, Corsini colloca sul fondo dell’Oratorio della Santissima Annunziata a Ghizzano due sedie e una scultura di marmo statuario. Le sedie poste vicine, ricreano quell’atmosfera intima e privata che caratterizza la conversazione tra i due protagonisti del racconto: “(…) Questa che vede”, riprese il professore, “è la Santa dei Santi, il mio oratorio privato. Qui regna la pace. Vuole sapere da cosa erano ricoperte queste pareti prima che prolificasse questa colonia di Santi? Libri, soltanto libri, ormai inutili libri. La metamorfosi ebbe origine molti anni fa quando…” Si tolse gli occhiali, appoggiò il capo sulla spalliera della poltrona e cominciò a raccontare, come raccontasse un sogno (…)”.

 

Ogni autore ha delle ossessioni che si ripropongono: io torno spesso a scrivere di natura, del rapporto tra l’uomo e gli animali, delle trasformazioni del pianeta, ma anche del rapporto che abbiamo con la morte e la scomparsa. Un’ambientazione ricorrente, per me, è il bosco”, dichiara la poetessa e scrittrice Laura Pugno in una intervista rilasciata in occasione del Premio Campiello 2017. L’incendio, il racconto che scrive per questo progetto, è la storia di Pietro un uomo che appicca incendi convinto di ritrovare, tra le fiamme del fuoco, il volto della figlia scomparsa. “Sapeva che era l’ultima volta, che appiccando quell’incendio – in qualche modo, lo sapeva – sarebbe morto, anche se neanche adesso, sul prato della chiesa, con l’umido sotto e il cielo sopra, le sue ustioni erano mortali. Chiuse gli occhi, sentì qualcosa (…)”. L’altare della Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano a Fabbrica è cinto da un intreccio di rami e di foglie. Sedendoci su una delle panche il cespuglio si accende del rosso del fuoco e, dall’altare che vibra, si diffonde la voce dell’autrice.

19 Mar

come un maglione

at Galleria Vannucci

Via della Provvidenza 6, Pistoia

www.vannucciartecontemporanea.com

 

Opening: 17 February 2018, 17:00 to 19:00 hrs.

The exhibition will be on view through March 17, 2018.

For Vittorio Corsini the investigation on the “habitat” is always very present and it is conveyed in the aesthetic reflection about the symbolic and nearly apotropaic power of his fetishes, in the critical examination of the relation between identity and stability, in the attention to all the aspects of the contemporary condition which emphasize the knowledge of space and time as an occasion for a renewed awareness with life. In his most recent work he develops a different poetic path that frees itself from all the constraints which separate sculpture from drawing, painting from installation art and they connect the form (the crucial result of what the artist creates; the form of the existence of art, not connected to visibility and tangibility) with life, illuminated by the experience of art.

The Italian word abitare, “to dwell”, (just like habitat), comes from the Latin word habitare, which derives from habere (“to have”). Philologically, the verb is a frequentative verb that indicates a repetition of the meaning of avere (“to have”), tenere (“to hold”), possedere (“to own”). The dwelling, the house, is then the mark and the symptom of possession, of a social and economic status. The action involved in “to own” and “to dwell” becomes an instrument of measurement and, inevitably, of discrimination: who doesn’t own anything, doesn’t dwell, therefore, doesn’t hold any citizenship. In Corsini’s work, the terms of this legitimacy’s cut are questioned. Instead of the rejecting possessions, meant as the exclusive availability of a good, he develops an extended habitat conception. The non-migratory and privative principle gets disrupted: the dwelling opens, literally, in a mental, imaginative, understanding version made with unexpected margins.

  a cura di Pietro Gaglianò

Galleria Vannucci – Pistoia

Via della Provvidenza 6, Pistoia
Gallery hours: Tue-Sat 9/12.30 16/19.30 and by appointment.
T +39 057 320 066

www.vannucciartecontemporanea.com

info@vannucciartecontemporanea.com

23 Ago

House of Pinocchio

at C&H gallery

Tweede Kostverlorenkade 50, 1053 SB Amsterdam
www.ch-gallery.com

 

Opening: 3 September 2016, 17:00 to 19:00 hrs.

The exhibition will be on view through October 8, 2016.

With House of Pinocchio, Vittorio Corsini presents his latest sculptures, in which he reflects on architecture as a place where individuals define and fulfill themselves. His work seems to always be suspended between the promise and impossibility of inhabiting a space. This contradiction is apparent in his visual language; he combines fragile materials with durable ones, and plays with the opposition between outside and inside.

Corsini combines one huge aluminum piece, hanging from the ceiling, with several smaller sculptures of glass and marble in this show. All works are in one way or another ‘open’ houses: their walls are either totally see-through or literally folded down. By revealing the interior space of these buildings, Corsini reflects upon the illusionary distinction between inside and outside. Any visual obstacles are taken away, allowing the eye to flow freely through the house. For all their perceived openness, however, these rooms can never be occupied. The unfolded walls of the hanging sculpture leave nothing but emptiness, while the space within the glass houses can’t be entered because a slab of marble closes up their only open side.

Corsini prefers to work with glass because its transparency and fragility reflect the precarious condition of dwelling itself. Glass has, in fact, always been a material loved for the care and attention it requires. The interior evoked within Corsini’s glass walls becomes the site of a perceptual projection, rather than an actual experience. The same can be said of his hanging sculpture, as the aluminum walls diminish the building to an accumulation of surfaces. Corsini reduces the interior space to its perimeters, to the abstract boundaries, to outlines that are at once tangible and fragile.

 

C&H gallery – Amsterdam

Tweede Kostverlorenkade 50, 1053 SB Amsterdam
Gallery hours: Wed-Sat 13-18 and by appointment.
T +31 20 753 09 64,

info@ch-gallery.com

www.ch-gallery.com